Giuseppe Iasparra

Andiamo alla scoperta di come il riuso può incontrare l’arte e il design. In che modo? Raccontandovi l’esperienza di Basurama, un collettivo dedicato alla ricerca, alla creazione, alla produzione culturale e ambientale fondato nel 2001 che, come si legge nella presentazione, “ha focalizzato la sua area di studio e azione nei processi produttivi, la generazione di rifiuti che questi implicano e le possibilità creative che queste congiunzioni contemporanee suscitano”.

Nato nella Scuola di Architettura di Madrid, il progetto si è evoluto e ha adottato nuove forme puntando “a studiare i fenomeni riguardanti la produzione di immondizia reale e virtuale nella società dei consumi, contribuendo a nuove visioni che possono agire come generatori di pensiero e attitudine”. Basurama ha realizzato più di 100 progetti in giro per i quattro continenti. La sua base è a Madrid ma conta anche uffici a San Paolo (Brasile) e Bilbao. Nella città basca opera Pablo Rey Mazón con cui approfondiamo il lavoro di Basurama.

“Lavoriamo sulla spazzatura, nel concetto più ampio del termine” ci spiega Pablo. “Lavoriamo i materiali con l’obiettivo di riutilizzarli, guardando ai rifiuti a 360° gradi: anche un edificio in disuso, potrebbe essere considerato tale”. A lui abbiamo chiesto di spiegare come si sviluppa il lavoro di Basurama e quali sono i materiali maggiormente utilizzati:

Cerchiamo di applicare differenti strategie per il riutilizzo. Da un lato, si tratta di un lavoro di analisi a livello audio-visivo con foto, immagini, video e testi. Da un altro lato c’è il lavoro pratico secondo la filosofia “la teoria me la paso por la practica” (che si potrebbe tradurre “imparare facendo”).

 

Utilizziamo differenti materiali. Il punto di partenza è l’utilizzo dei materiali che abbiamo a disposizione in un determinato luogo. Lo sviluppo del progetto avviene infatti in base ai materiali, alle persone che ci lavorano, al tempo e alle risorse economiche a disposizione. Questi sono i fattori da cui dipende la creazione del progetto. I materiali quindi possono essere vari. Ultimamente abbiamo lavorato molto con plastica usata e imballaggi per la realizzazione di strutture gonfiabili, riprendendo una corrente presente in architettura negli anni Sessanta ma partendo da un materiale molto umile e leggero.

 

Abbiamo lavorato molto con gli pneumatici, un materiale universale, resistente che una volta terminata la sua funzione per il trasporto, continua ad essere buono per la realizzazione di giochi e complementi per l’arredo urbano. Abbiamo lavorato molto anche con il legno o gli scarti di lavorazione in campo edilizio.

Attualmente Basurama sta lavorando molto con le scuole di Madrid con i progetti chiamati “Autocole”. L’idea è che ognuno possa partecipare al miglioramento di uno spazio comune, unendo il riuso dei materiali alla progettazione partecipata:

Vogliamo lavorare con le associazioni di genitori e con gli insegnanti per costruire insieme giochi per il cortile con scarti. L’idea è di costruire insieme. Non vogliamo arrivare e fare qualcosa, ma vogliamo pensare con loro e costruire con loro qualcosa di utile. E così anche i bambini si mettono all’opera con attrezzi per tagliare e costruire. Questo processo porta al miglioramento del cortile scolastico, perché c’è stato un processo di autoriflessione sullo spazio di gioco. 

Sempre a Madrid, Basurama sta portando avanti un progetto chiamato RE_LABs con l’obiettivo di riutlizzare i materiali in disuso presenti nei magazzini del Comune. Si va dai pannelli pubblicitari, ai lampioni pubblici. Nell’ambito di questo progetto, Basurama ha lanciato un bando di idee di progettazione partecipata e collaborativa per il riutilizzo di questi materiali in tre diverse scuole.

In un altro caso, nella città spagnola di Manresa, Basurama ha lavorato con i rifiuti ingombranti.

In quella occasione, nell’ambito di un festival, abbiamo portato una parte di questi materiali in una chiesa, trasformando questo luogo, prima in un laboratorio per la riparazione di mobili e successivamente in un negozio dove la gente poteva venire a prendere gratis questi oggetti rigenerati.

Come scritto sopra, Basurama vanta diverse esperienze anche fuori dall’Europa. Come cambia lo sviluppo di un progetto con materiali di scarto in un Paese extra-europeo?

Abbiamo raccolto alcune esperienze in giro per il mondo nel libro RUS, ‘Residuos Urbanos Sólidos’, un progetto che si sviluppò in America Latina e poi fu portato in altre città. In una città non europea è più difficile trovare spazzatura. A Montevideo, ad esempio, se vuoi fare un progetto con il cartone è molto più difficile perché troveresti materiale di peggiore qualità rispetto a quello che trovi in una città europea. I recuperatori in America Latina, infatti, sfruttano molto di più i materiali. Una risorsa che da noi è molto economica, da altre parti ha invece un valore economico più alto.

 

Nei nostri cassonetti, in Europa, c’è molta ricchezza sia nella raccolta differenziata che nell’indifferenziato. Buttiamo molto. Nel resto del Mondo non vedi certi tipi di materiali nell’immondizia. Noi diciamo infatti che la “spazzatura non esiste”. E’ semplicemente un limite della nostra immaginazione. Sono materiali messi nel posto sbagliato, che non è il cassonetto. Quando non sai cosa farne allora inizi a chiamarli rifiuti. Immondizia è solo un’etichetta che assegniamo agli oggetti quando non sappiamo più cosa farne.