Antonio Castagna
Salvatore Damiano è un meccanico da quando aveva 12 anni. Oggi, a 59 anni, guida, in società con i suoi due fratelli, Antonio e Giuseppe, Eurodemoliozioni a Torino. Insomma è un meccanico che gestisce insieme un’officina di riparazione e quello che un tempo si chiamava sfasciacarrozze. Oltre a lui e ai suoi due fratelli ci lavorano sua figlia in amministrazione, due suoi nipoti e un operaio. Le auto che arrivano sono quelle incidentate, provenienti dai carrozzieri o direttamente dai privati. Mentre con i concessionari non tratta. E già qua emergono situazioni di un contesto che nella percezione generale è semplice: un’auto da rottamare va all’autodemolitore. E invece è un po’ più complesso di così, perché le auto che i clienti consegnano ai concessionari, da avviare a demolizione, hanno un prezzo, e non tutti gli autodemolitori pensano che valga la pena farsi concorrenza con i colleghi per accaparrarsele. Mercato complicato, concorrenziale, dove fare scelte oculate è importante.
L’autodemolitore, in genere, è un soggetto percepito più per il fatto di demolire che per il fatto di riutilizzare. Eppure la maggior parte del suo fatturato è dato dalla sua capacità di smontare, valutare, catalogare, rivendere a meccanici, concessionari, privati. Portare l’auto al mulino, come ferro vecchio, infatti, non rende più di 100 € a tonnellata. Qualcosa rende anche l’olio, che viene separato in appositi piazzali attrezzati con scolatoi separati che portano i residui in una vasca di depurazione. Lo smontaggio e lo smaltimento dei filtri invece è un costo.
Un’auto da rottamare, però, potenzialmente è una miniera: gomme, cerchioni, marmitte, sportelli, parabrezza, vetri laterali, specchietti retrovisori, cofani, alzavetri, fanali, blocchi motore, cilindro e pistone, cambio, pompe e altro ancora possono essere recuperati. “Attenzione – aggiunge Salvatore quando gli chiedo come mai non abbia nominato i freni – freni, ammortizzatori e semiassi sono parti che hanno a che fare con la sicurezza, possono essere venduti solo da persone qualificate, noi tre fratelli possiamo rivenderli, perché tutti e tre i fratelli siamo responsabili tecnici dell’officina, altrimenti no, è vietato dalla legge”.
Il potenziale è in media del 50% in peso. Il venduto molto meno, forse la metà di quel 50%, ma sono calcoli che Salvatore fa a occhio, perché la complessità della gestione, ancora oggi, è soprattutto tecnica, mentre sul monitoraggio, sull’ottimizzazione dei processi e del mercato, l’attività si è evoluta poco. Al contrario, le leggi e i vincoli ambientali sono diventati più stringenti, facendo lievitare i costi.
Eurodemolizioni ha un portafoglio clienti di circa 500 meccanici e carrozzieri. Ma perché l’impresa funzioni bisogna innanzitutto essere affidabili. Nel mondo dell’autodemolizione sei affidabile quando ti conoscono direttamente e sanno come lavori. Salvatore, ad esempio, sostituisce i pezzi che dovessero risultare difettosi ed è lui direttamente che li consegna in altre città del Piemonte e della Lombardia.
“La differenza con gli altri, ci racconta Salvatore, in gran parte è data dal fatto che io sono meccanico. Quando smontiamo una macchina non tagliamo mai a casaccio. Ad esempio noi recuperiamo anche i tubi dell’aria condizionata e i supporti che tengono il motore, mentre altri demolitori tagliano e basta. Ma questi sono piccoli dettagli che fanno la differenza. Chi viene da noi spende un po’ di più, ma se acquista un motore, io il tubo e i supporti glieli regalo, e così non deve comprarli nuovi in concessionaria. Per questo il nostro magazzino è così ordinato. I nostri clienti quando entrano qua ci dicono che sembra una gioielleria dall’ordine che c’è”. I 1800 metri quadri di scaffalature assomigliano a qualsiasi magazzino di ricambi nuovi. Tutto è ordinato per marchio e per modello, in questo modo è facile ritrovare il pezzo che serve. “Di certe cose che si vendono teniamo diversi esemplari, di pezzi di auto ormai fuori produzione teniamo sempre meno, ogni tanto dobbiamo liberare lo spazio.
E poi ci aiuta la conoscenza delle macchine. Noi ogni volta che qualcuno rottama un’auto o viene a prendere dei pezzi, chiediamo, e così sappiamo che quel certo modello ai 120.000 km bisogna sempre rifare la distribuzione, perché è costruita male. A un altro va in tilt il cambio, un altro ancora ha un problema di usura dei freni. Noi lo sappiamo e così quando entra un’auto di un certo modello selezioniamo le parti da tenere. Gli sportelli rossi, per esempio, ne teniamo pochi, perché il rosso, anche se verniciato, torna sempre fuori dopo qualche mese. Quindi gli sportelli rossi puoi utilizzarli solo sulle macchine rosse. Mentre gli sportelli del lato posteriore sinistro, quelli si ammaccano più raramente, il 30% in meno, perché la maggior parte degli incidenti avviene alle rotonde e lì a essere colpita è soprattutto la parte anteriore sinistra o la fiancata destra. Quindi è inutile che riempiamo gli scaffali con gli sportelli posteriori del lato sinistro”.