Giuseppe Iasparra
Il Tavolo del Riuso ha incontrato i consiglieri comunali di Torino in una recente audizione a Palazzo Civico. “Si investe molto nella raccolta rifiuti, ma quanto si investe sul riuso?” Se è vero che Torino è la città in cui c’è l’unico Centro del riuso inserito nel ciclo di gestione rifiuti, gli spazi per investire sul riuso sono ancora abbondanti. Pier Andrea Moiso, coordinatore del Tavolo del Riuso ha sottolineato: “Stiamo aspettando che la normativa consenta effettivamente e obblighi a considerare il riuso come elemento costitutivo della gestione dei flussi di materia. I produttori già lo sanno e si sono costituiti in consorzi in modo da far girare un enorme volume di economia. Lasciano però alle istituzioni pubbliche la raccolta con i costi e loro si prendono le materie. Spero che arrivino presto i decreti attuativi e la norma che obbligherà tutti i gestori rifiuti a investire nel riuso”.
“Non si può parlare di questo tema se non si conosce profondamente quelli che sono i meccanismi economici e normativi che regolano il settore” ha continuato Moiso. “Come Tavolo del Riuso ci offriamo a fare un simposio in cui informiamo tutta la parte politica e la Città di Torino sul tema in modo da conoscere il mondo in cui ci stiamo muovendo”.
Nel corso dell’audizione il dibattito si è concentrato anche sulle quelle azioni eterogenee che afferiscono al riuso (es. la riparazione). Come mettere insieme queste azioni disperse? “Come Tavolo ci stiamo provando” ha sottolineato il coordinatore del Tavolo. “E’ un operazione molto interessante che richiede tuttavia investimenti al riguardo. Perché se vogliamo produrre degli effetti occorre dare contenuto all’azione, altrimenti rischiamo di rimanere nel campo delle intenzioni”.
L’attenzione si è anche concentrata sulle nuove generazioni imprenditoriali che si affacciano nel campo dell’economia circolare. “Sarebbe interessante mettere assieme delle esperienze con diverso vissuto, dalle cooperative sociali ai diversi poli di innovazioni presenti in città. Quello delle start-up è un mondo che spesso citiamo: ma chi conosce effettivamente i numeri di quante start-up sono presenti nell’eco-sistema torinese e quante di queste lavorano nel campo dell’economia circolare?” si chiede Moiso. “Se nessuno lo sa è uno spreco. Questi sono elementi di conoscenza e di azione preziosi, se messi in connessione con tutto il resto. Altrimenti i risultati delle start-up rimangono momenti isolati. Occorre quindi emergere e rendere questi dati fruibili e disponibili all’elaborazione. Ci sono degli elementi di conoscenza che possono avere risultati ed efficacia molto interessanti e che sono assolutamente da divulgare”.
Inoltre Moiso ha auspicato la creazione di un luogo in grado di mettere insieme “una serie di soggetti che sanno fare e lavorare sul riuso rendendo fruibile al pubblico questo luogo. Naturalmente – ha spiegato il coordinatore del Tavolo del Riuso – anche questo richiede investimenti importanti. Le competenze ci sono, magari nascoste. Bisogna scovarle, renderle sostenibili economicamente e dargli continuità. Con Triciclo lo stiamo facendo, ma non basta. L’idea della Città di ‘Hub dell’economia circolare’ non deve essere astratta ma deve rappresentare un servizio che possa cambiare l’approccio delle persone nei confronti del riuso, dando anche risposte semplici a bisogni di riparazione di oggetti di uso quotidiano”. La cooperativa Triciclo ci ha provato a farlo da solo tenendo conto delle proporzioni, sostenuto dal PON Metro, ha realizzato Tricircolo (che viene inaugurato il 22 novembre 2019 in via Regaldi 7/9). Questo esempio può essere una spinta, un punto di partenza per immaginare un centro del riuso proporzionato ad una città di 900 mila abitanti.
Per quanto riguarda l’Hub dell’economia circolare, il presidente della Commissione Ambiente del Comune di Torino, Federico Mensio, ha spiegato: “E’ un’idea venuta fuori tempo fa ed è ancora valida. Vorremmo individuare uno spazio dove possano trovare spazio le realtà dell’economia circolare. E’ sicuramente una cosa che agevolerebbe un processo già in atto (l’esempio del Tavolo del Riuso ne è una prova). Vorremmo mettere insieme la parte più sociale nel campo dell’economia circolare con realtà imprenditoriali, artistiche e soprattutto la cittadinanza, che su queste cose magari non ha contezza di cosa vuol dire riuso, recupero ed economia circolare”.
“L’idea è in piedi” ha confermato Mensio. “Ci auguriamo che si riesca a realizzare in una visione allargata di economia circolare, che non vuol dire semplicemente ‘riuso’. In questo momento non c’è una cosa del genere in Italia. Ci sono cose simili, i centri del riuso o del recupero, ma non c’è nulla focalizzato sull’economia circolare”.
“C’è il tema della riparazione, della riprogettazione, che andrebbe considerato” ha aggiunto il presidente della Commissione consiliare Ambiente. L’obiettivo è mettere insieme quei pezzi che compongono l’economia circolare creando innovazione, tutti i “punti della filiera circolare messi a contatto in un luogo fisico, inserendo il design sistemico, la ri-progettazione, l’utilizzo di nuovi materiali, coinvolgendo Politecnico e Università. Tutto quello che riguarda l’economia circolare a 360°, compreso il campo chimico e ingegneristico” ha spiegato Mensio.
“La nostra è un’idea di ampio respiro – ha ribadito il presidente della Commissione Ambiente – non limitata al riuso. In quello spazio potresti avere chi seleziona i vestiti e quello che non riesce a valorizzare lo dà a qualcuno a fianco che ricava nuovi oggetti”. Mensio cita un esempio che arriva dall’ultima edizione del Climathon torinese: il secondo classificato ha proposto di recuperare gli ombrelli rotti trasformandoli in borse. “Ci sono cose che in questo momento sfuggono all’idea del riuso e del riciclo. Messe in quel contesto lì, magari, potrebbero anche crescere. Ci va però uno spazio fisico, altrimenti ci saranno sempre delle realtà che tra di loro non comunicano. E ci deve essere contaminazione tra queste realtà” ha concluso Mensio.