In che modo il riuso viene rappresentato attraverso i libri? Su questo tema abbiamo chiesto un contributo a Roberto Cavallo, agronomo e saggista, co-fondatore della Cooperativa ERICA

Tengo sempre in memoria i libri che hanno richiami ai temi ambientali. Per vent’anni ho tenuto bene a mente i testi che richiamano le alluvioni fino a farne uno spettacolo teatrale “Voglio raccontarti una storia” andato in scena nel 2014 per il ventennale della grande alluvione del sud Piemonte. Sui rifiuti ovviamente ho un’attenzione particolare e mi sono sempre lasciato affascinare da chi ne parla essendone distante professionalmente.

Tra tutti mi piace Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano di Eric Emmanuel Schmitt nel brano che ho ripreso nel mio “Meno 100 chili”:

“O – oh, Momo, siamo tra i ricchi: guarda ci sono dei cassonetti”.
“E allora?”.
“Quando vuoi sapere se il posto dove ti trovi è ricco o povero, guarda la spazzatura.
Se non vedi immondizia né pattumiere, vuol dire che è molto ricco.
Se vedi pattumiere, ma non immondizia, è ricco. Se l’immondizia è accanto alle pattumiere, non è né ricco né povero: è turistico.
Se vedi l’immondizia e non le pattumiere, è povero.
E se c’è la gente che abita in mezzo ai rifiuti, vuol dire che è molto, molto povero. Qui sono ricchi.”
“Beh! Siamo in Svizzera!”

Quando però mi hai scritto di pensare ad un libro che trattasse il riuso, d’istinto il primo pensiero che mi è venuto è stato Pinocchio di Collodi. Che libro straordinario! Un pezzo di legno da bruciare che diventa carne, uomo. Una nuova genesi, anziché dalla terra dal legno. E poi il legno che perde i piedi e Geppetto che glieli rifà! La riparazione. 

Insomma Pinocchio è a mio avviso il vangelo laico dell’economia circolareDi come un uomo può essere ricco della sua povertà!

Ce ne sono altri come Il Gattopardo di Tomaso di Lampedusa, che nel concetto del “tutto cambia per non cambiare nulla” finisce drammaticamente proprio con la sconfitta del riuso, con il cane imbalsamato Bendicò “diventato veramente troppo tarlato e polveroso…” tanto che dopo aver tenuto compagnia per una vita “trovò pace in un mucchietto di polvere livida.”

Ci sono poi riferimenti più espliciti come il mitico Robinson Crusoe di Daniel De Foe, ripreso anche da altri come Cast Away, che testimonia come quando l’uomo si trova senza nulla e perde le comodità cui era abituato riscopre la sua creatività e proprio grazie al riuso riesce a sopravvivere.