Il Tavolo del Riuso ha presentato la ricerca su “Cooperazione sociale e riuso” realizzata in collaborazione con il Politecnico di Torino. Obiettivo: individuare strategie per rafforzare l’azione delle cooperative sociali di tipo B nel settore del recupero e riuso di materiale dismesso

Quando si parla di economia circolare l’attenzione si concentra spesso su quelle filiere che recuperano materia dai rifiuti. Il riuso che invece non genera scarti e allunga la vita dei prodotti rimane in secondo piano. Senza riuso non c’è economia circolare. Occorre quindi mettere al centro della circular economy le pratiche del riuso (preparazione al riutilizzo, riparazione, rigenerazione). Un modo per rendere l’economia circolare in senso integrale: non solo nel suo aspetto ambientale, ma in anche in quello sociale. E proprio le pratiche del riuso, con i suoi risvolti sociali e occupazionali, si prestano a raggiungere questo scopo.

Nel corso del convegno dal titolo “Economia circolare e Benessere Sociale” (che si è svolto il 21 novembre presso Rinascimenti Sociali a Torino) è stata presenta una ricerca realizzata dal Tavolo del Riuso in collaborazione con il Politecnico di Torino. L’esposizione della ricerca “Cooperazione Sociale e Riuso: un modello per la transizione verso un’economia circolare e solidale” è stata curata dal prof. Cristian Campagnaro, dal ricercatore Marco D’Urzo del Politecnico di Torino, e da Antonio Castagna e Pier Andrea Moiso del Tavolo del Riuso.

“L’obiettivo è mettere al centro l’aspetto più trascurato del processo chiamato economia circolare, quello che connette modello economico, ambiente naturale e valore sociale. E volevamo farlo a partire da un’analisi del ruolo delle cooperative sociali che hanno questa specifica missione e che da anni lavorano e sperimentano nel campo della gestione di servizi per l’ambiente e del riuso” ha sottolineato Pier Andrea Moiso, Coordinatore del Tavolo del Riuso.

“Il riuso è ormai riconosciuto come un insieme di pratiche capaci di prolungare la vita dei beni e dunque di contribuire ad un modello che abbia capacità di costruire futuro. Non è sufficiente continuare a ripetere che il riuso è parte integrante dell’economia circolare. In gioco ci sono anche altri aspetti e quello dell’inclusione sociale non ci appare affatto secondario. È tempo di riaprire un dialogo ampio che consideri il benessere del corpo sociale e naturale” ha evidenziato Antonio Castagna, responsabile scientifico del Tavolo del Riuso.

La ricerca “Cooperazione Sociale e Riuso: un modello per la transizione verso un’economia circolare e solidale”
La ricerca è stata avviata su stimolo del Tavolo del Riuso del Piemonte con l’obiettivo di individuare strategie per rafforzare l’azione delle cooperative sociali di tipo B nel settore del recupero e riuso di materiale dismesso. Sono state intervistate 13 cooperative piemontesi che coinvolgono 1478 lavoratori di cui 806 nel solo settore ambientale. Per 12 delle 13 cooperative intervistate la raccolta rappresenta l’attività principale. Questa trova declinazioni diverse in base ai rifiuti che vengono raccolti; alcune cooperative svolgono contemporaneamente più servizi di raccolta. 8 cooperative su 13 svolgono attività diverse dalla raccolta differenziata: uso di rifiuti recuperati come materiale di partenza per la realizzazione di nuovi prodotti o semilavorati; rivendita di oggetti usati, recuperati e risistemati; ricondizionamento e/o riparazione di oggetti e RAEE; attività di educazione mirate alla disseminazione di pratiche e saperi relativi a tematiche ambientali.

Circolare: non sociale
Coesione sociale, marginalità, equità, rispetto per le specificità territoriali. Da un approfondimento sulla letteratura riguardante l’economia circolare emerge come questi temi vengano spesso trattati in modo poco approfondito, senza indagare esplicite linee di azione concrete.

Cooperazione Sociale: ambiente e persone
La cooperazione sociale per mandato e valori statutari accoglie con pari peso istanze ambientali e sociali, utilizzando il lavoro per costruire coesione sociale sul territorio. La legge Ronchi del 1997 norma il settore della raccolta differenziata creando nuove opportunità di occupazione sui territori, che vengono colte in gran parte dalle cooperative di tipo B. Le cooperative crescono grazie all’attività in questo settore, creando lavoro e diventando componenti fondamentali del welfare territoriale, integrandosi contemporaneamente nel tessuto istituzionale.

Circolare e Sociale: uno scambio proficuo
Economia circolare e cooperazione sociale appaiono due “paradigmi” fortemente complementari verso la costruzione di una società che metta sullo stesso piano il rispetto degli equilibri ambientali e dell’equità sociale.