Giuseppe Iasparra

Come possiamo attrarre le persone? Come possiamo conservare il legame con il passato del luogo? Come possiamo rendere il posto accogliente? Sono alcune delle domande emerse in occasione del primo appuntamento per progettare insieme ‘Tricircolo’, la nuova realtà che troverà posto nella sede di Triciclo in via Regaldi 7/11 a Torino.

Il secondo appuntamento per pensare insieme il futuro di via Regaldi sarà sabato 19 ottobre dalle ore 10. Ho sottolineato la parola “insieme” perché ho avuto il piacere di partecipare personalmente al primo incontro che si è svolto mercoledì 16 ottobre. Ero arrivato con l’idea di osservare, sono stato “costretto” a partecipare (grazie al coinvolgente team di OffGrid Italia). Pensavo di non poter contribuire attivamente. Non sono un designer, non sono un architetto, non ho esperienze di riprogettazione degli spazi. Ma non è così. Ripensare uno spazio, un “luogo del riuso”, non è un’operazione che si fa in asettico studio di progettazione. Ognuno di noi potrà essere fruitore di quello che sarà Tricircolo. E allora, se avete in mente come dovrebbe essere un “luogo del riuso” questo è il momento migliore per immaginarlo, insieme.

E io ho immaginato come potrebbe essere l’entrata del futuro Tricircolo. Ho pensato al muro di ingresso che potrebbe accogliere i fruitori: secondo me dovrebbe “parlare” e raccontare cosa avviene e cosa accade dentro. Ma anche il pavimento dovrebbe “parlare” e guidare le persone all’interno di Tricircolo.

E partendo dallo spazio fisico si arriva a pensare anche allo spazio emozionale. Perché oltre agli oggetti da esporre, alle attività da proporre, c’è anche la relazione da costruire con e tra le persone che frequenteranno Tricircolo. Creare legami è fondamentale per costruire la centralità di un posto: le persone tornano se sanno di poter trovare delle relazioni. E queste, a mio parere, sono alla base di quella che potrebbe diventare una “casa dell’economia circolare”, un luogo dove la tanto declamata circular economy si esprime nella sua interezza abbracciando l’aspetto ambientale, etico e sociale.

Gli arredi dell’immagine sono stati realizzati da Izmade per il progetto Glocal Factory della coop Liberitutti