©Federico Botta/Chiara Allione for Tavolo del Riuso 2017 www.federicobotta.com

Giuseppe Iasparra

Domenica 17 settembre, in occasione della #LOV Vanchiglia a Torino, Zidalab torna dopo 9 mesi di assenza a riaprire il suo laboratorio di Via Bava n. 13. Ma chi è Zidalab? E cosa succede al suo interno? L’anima di questa luogo è Federica Salvatori, uno dei “Volti del Riuso” messi in mostra lo scorso 16 giugno. Noi l’abbiamo incontrata e in questo post narriamo un po’ della sua storia.

“Il nome del laboratorio è dedicato a Zia Ida, la pro-zia che mi ha insegnato a non buttare via niente. Con lei – racconta Federica – giocattoli rotti, camicie, cuscini non si buttavano ma si trasformavano. All’epoca, forse, era un discorso più di utilità. Io invece ho trasformato questa filosofia in chiave moderna con funzione di moda, design o arredo estetico”. E così nel laboratorio di Zidalab, gli oggetti del passato o che hanno assolto la loro funzione originaria, possono trasformarsi in bigiotteria, gioielli oppure diventare allestimenti scenografici.

Chi arriva da Zidalab cosa cerca? “Chi arriva qui spesso ha un bisogno, ad esempio vuole rifare le luci di casa che non gli piacciono più. Oppure arriva a Zidalab con del materiale (le valigie di mia nonna che ho ereditato). Un giorno – ricorda Federica – venne una signora con tanti pezzi di una botte che trovò nella cantina del nonno. Cosa ci facemmo? Ad ogni stecca di questa botte che era curvata misi dei pomelli e divennero tutti appendini. Quella fu una delle cose più strane che ho realizzato qui”.

Federica ci tiene a sottolineare che Zidalab non è un negozio: “Qui non si comprano le cose. L’idea di Zidalab è che le cose siano tue. I lavori infatti li realizziamo insieme e l’oggetto conserva la storia di chi lo possiede. Tutto nasce dal bisogno personale di recuperare. Zida ridà vita agli oggetti e li trasforma. Quell’oggetto, che aveva uno scopo che ora non ha più, qui da Zidalab acquista una nuova vita e una nuova funzione”.

Federica racconta poi come “questa passione per il riuso” si sia trasformata in vita professionale. Lavorava a Roma nel campo degli eventi e della pubblicità. Tuttavia, i sentimenti e la voglia di cambiamento l’hanno portata a Torino. Ma cosa ha fatto scattare in lei la decisione di far nascere Zidalab? “Zida nasce da una compenetrazione di fattori: la crisi economica, i contratti non rinnovati con la mia vecchia agenzia e un posto che mi trova e diventa per metà casa e per metà bottega. E così, mi sono chiusa dentro questa casa-bottega e mi sono chiesta: cosa so fare nella vita? So recuperare, so ridare nuova vita agli oggetti. All’inizio ci credevo solo io e pochi altri che mi stavano intorno. Alla fine – continua Federica – ho deciso comunque di aprire e forse ho avuto ragione io”.

La conferma che far nascere Zidalab fosse la scelta giusta, arrivò presto. “Inaugurai Zidalab nel luglio 2015 e già ad agosto ebbi i primi riscontri. Mi contattò – ricorda Federica – un’emittente televisiva giapponese che stava registrando un programma intitolato “Torino sconosciuta” sulle attività più innovative e singolari presenti sotto la Mole”. E piano piano Zidalab si allarga anche in termini di persone. “Le cose le faccio io e le penso io. Ma c’è anche un gruppo di persone che mi aiutano, che lavorano con me e che hanno la passione della creatività e delle arti. Non pensavo infatti arrivasse un’onda così forte. Oggi Zidalab è diventata un’associazione culturale affiliata all’Arci”.

A marzo 2016 la telefonata che “non ti aspetti”: Zidalab viene contattata da Eataly per studiare come riutilizzare gli scarti che derivano dall’attività dello storico punto vendita del Lingotto. “Non sapevo a quello che sarei andata incontro. Per ogni mese mi venne assegnato un tema da sviluppare legato alla stagione di riferimento. Da lì dovevo tirare fuori, seguendo il mio stile, un allestimento scenografico per i circa 40 metri che compongono il foyer di ingresso di Eataly Lingotto. Al primo allestimento qualcuno si sarà chiesto: chi è questa pazza che si è messa a tagliare 800 cartoni di uova uno per uno, li ha bucati, ci ha messo un filo e li ha trasformati in fiori?”. L’esperienza con Eataly fu invece un successo. “I primi due allestimenti furono una prova. Piacquero molto e così fui incaricata di realizzare gli altri fino alla fine del 2016. Uno, quello sul vino, divenne poi anche permanente. Fu una vera soddisfazione”. Dopo Eataly Torino, Zidalab viene contattata anche dal punto vendita Eataly di Monaco mentre le sue installazioni vengono esposte anche a Londra e Firenze.

Alla fine del 2016, tuttavia, Zida è costretta a prendersi una pausa a causa di un incidente. Ma questa pagina appartiene già al passato, perché, come annunciato all’inizio dell’articolo, il 17 settembre Zidalab riapre. Anzi “acquista una nuova vita”, come ricorda Federica: “Zida Lab infatti è la nuova vita delle cose. Come la mia, dopo l’incidente”. E si chiude così la chiacchierata, con un sorriso pieno di speranza per il futuro, ancora tutto da scrivere. Nel segno di Zida, nel segno del riuso